La seconda guerra mondiale





Quando scoppiò la seconda guerra mondiale Moro fu chiamato alle armi e nel 1942 venne destinato all'Autocentro di Alessandria, svolgendo la mansione di autista aggregato in un reggimento di artiglieria. A pochi mesi dall'inizio del conflitto mondiale lasciò la caserma di Cristo, dove si trovava, e venne spostato in Sicilia, rimanendovi fino allo sbarco degli alleati. A Licata faceva l'autista di un camion dell'officina mobile pesante di assistenza ai carri armati. Gli attacchi aerei dei caccia erano frequenti, anche quando si trovava al volante; così Moro inchiodava il camion, gettandosi dalla cabina e facendo voli improvvisi di diversi metri per mettersi al riparo. A distanza di tanti anni lui stesso reputò questa miscela di terrore, riflessi e atletica un allenamento fondamentale per la sua carriera.
Il 9 settembre 1943, giorno seguente all'armistizio, scappò da Alessandria, dove era rientrato, travestendosi in borghese e indossando un cappellino per coprire i capelli rasati. Saltò su un treno, ma fu riconosciuto da alcuni tedeschi a Mortara, durante una sosta; mentre i tedeschi, distratti, raggruppavano altri italiani, lui si allontanò e balzò sul treno non appena questo ripartì, senza che i tedeschi se ne accorgessero. Grazie all'aiuto di un ferroviere arrivò prima a Milano, da dove successivamente raggiunse una famiglia di conoscenti a Lissone, trovando nascondiglio per un mese e mezzo. Quando si decise ad abbandonare il rifugio si vestì come gli operai addetti allo scarico dei pacchi di giornali alle stazioni e con il treno giunse a Treviso.